Tecnologie vocali e medicina, un aiuto in ambito sanitario
Ti dimentichi sempre di prendere un farmaco all’ora giusta? Ci pensa il tuo assistente vocale!
Sì, perché queste tecnologie possono ricordarti di assumere una medicina, di presentarti alla visita che hai prenotato o di verificare un parametro vitale (come la glicemia o la pressione).
Ma possono fare molto di più.
L’applicazione delle tecnologie vocali nell’ambito sanitario sono infatti sempre più utilizzate: nel mondo della sanità e della medicina si fa affidamento alle tecnologie vocali per migliorare il trattamento dei pazienti, per la gestione di visite e terapie, per la diagnosi delle malattie (una su tutte, gli studi sulla presenza del Covid negli asintomatici grazie all’intelligenza artificiale) e in molti altri ambiti.
Utilizzare l’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario permette di sviluppare servizi di qualità orientati alla persona, liberando medici e infermieri da operazioni di routine e favorendo l’inclusione dei pazienti con difficoltà di linguaggio.
Quali sono le principali applicazioni della tecnologia vocale per quanto riguarda la salute? Vediamole in questo articolo!
Assistenti virtuali per la telemedicina
Senza naturalmente sostituirsi ai consigli dei professionisti, le tecnologie vocali permettono di cercare velocemente indicazioni su sintomi e possibili cure, sugli effetti dei farmaci, sull’interpretazione di esami clinici, ad esempio chiarendo il significato di termini difficili da comprendere.
Queste funzioni si rivelano particolarmente utili per le persone più anziane, che non hanno dimestichezza con smartphone o computer. Senza contare che la “compagnia” di un assistente virtuale migliora il benessere psicologico di questi pazienti.
Inoltre le tecnologie vocali possono essere integrate nei sistemi di prenotazione delle visite o del ritiro dei referti, rendendo automatizzata e veloce la gestione di molte attività.
La voce al servizio di medici e pazienti
L’Intelligenza Artificiale è utile per chi deve curarsi da remoto e trova anche un grande utilizzo negli ospedali e nelle cliniche.
Ad esempio, installare nelle stanze dei pazienti assistenti virtuali collegati a sistemi di domotica permetterebbe la gestione in autonomia di luci e tapparelle, riducendo così la necessità di intervento degli operatori.
Anche il riconoscimento vocale si sta rivelando particolarmente utile nel settore sanitario. Come? Ora te lo spieghiamo!
Gli assistenti vocali di certo non sostituiranno i professionisti della sanità, ma offriranno un supporto sempre maggiore per mettere al centro il rapporto tra persone e migliorare il benessere dei pazienti nei percorsi di cura.
DAX e Euphonia: due progetti che guardano al futuro
Il sistema DAX (Dragon Ambient eXperience) sviluppato dalla società Nuance, di recente acquisita dalla Microsoft, è un’applicazione di documentazione automatica, che raccoglie le conversazioni tra medico e paziente durante le visite e le trascrive in note cliniche complete.
L’obiettivo di questo sistema è migliorare l’esperienza delle persone, evitando agli operatori sanitari l’onere di annotare e scrivere al computer i sintomi e le terapie, lasciandoli liberi di concentrarsi sulla relazione col paziente.
E per chi ha difficoltà di linguaggio? Il progetto Euphonia di Google si concentra proprio sulle persone affette da malattie che compromettono la comunicazione, “educando” gli assistenti virtuali (attraverso processi di machine learning) a interpretare le loro parole. In passato il progetto era già stato promosso per aiutare le persone con la sindrome di Down ad essere comprese a livello di linguaggio in modo più preciso dagli assistenti vocali, ma ora si rivolge anche a chi soffre di SLA e di altre patologie.
L’assistente è in grado di capire quello che il paziente vuole comunicare e di trascrivere il contenuto del messaggio in didascalie che tutti possono leggere, favorendo l’inclusione e l’accessibilità.
Sapevi che le tecnologie vocali trovano spazio anche in ambito diagnostico e riabilitativo? Nel primo caso, ad esempio, la voce può essere utilizzata per riconoscere i pazienti affetti da Covid-19, mentre nel secondo per supportare i logopedisti nelle loro terapie.