Clubhouse: una nuova piattaforma per la voce

È arrivata in Italia una novità: l’app di Clubhouse, ideata da Paul Davison e Rohan Seth, ex-dipendenti rispettivamente di Pinterest e Google. Il progetto è stato finanziato a maggio 2020 con 12 milioni di dollari dalla società di venture capital statunitense Andreessen Horowitz (con headquarter nella Silicon Valley, realtà che a partire dal 2009 ha sempre puntato sui social network). Un investimento confermato a gennaio 2021 con altri 100 milioni, fino alla valutazione della piattaforma di 1 miliardo di dollari (Fonte: Ansa.it).

Al momento, l’applicazione è in beta testing ed è scaricabile solo da App Store per sistemi iOS. Per accedere, bisogna ricevere un invito da qualcuno che è già iscritto. Il requisito di età per scaricare l’applicazione è 18 anni. Ogni persona che attiva un profilo ha inizialmente un massimo di 2 inviti, che possono aumentare a seconda del tempo che l’utente trascorre su Clubhouse. Attualmente, gli iscritti a Clubhouse sono 2 milioni, tra cui alcune celebrities americane, come Oprah Winfrey e Chris Rock (Fonte: Il Fatto Quotidiano).

Come funziona Clubhouse?

L’applicazione Clubhouse ha un’interfaccia molto semplice e intuitiva: l’utente si iscrive e costruisce il proprio profilo selezionando alcuni interessi. A quel punto viene ammesso in una hall dove trova diverse stanze, ognuna dedicata a un argomento. Sono gli utenti stessi che possono aggiungere le room, diventando creator e proponendo dei contenuti alla loro community.

Gli ambiti d’interesse possono spaziare dal cibo, alla musica, fino alla tecnologia e al marketing. È possibile scegliere di entrare in una stanza per ascoltare lo speech di qualcuno e interagire live con la/lo speaker. Ogni utente ha infatti a disposizione il bottone per attivare e disattivare il microfono all’occorrenza, come sulle piattaforme di Zoom e Meet. Il creator della stanza è l’unico profilo che può scegliere di silenziare i partecipanti.

Clubhouse condivide, quindi, aspetti comuni con altri social e piattaforme di conference call, ma si basa unicamente, almeno per questa versione iniziale, sui contenuti audio e sull’interazione diretta.

L’engagement della community è molto efficace: se, da un lato, il fatto di scegliere una stanza in base all’argomento trattato seleziona già un’utenza interessata, curiosa e volenterosa di imparare, dall’altro il fatto di condividere (se non lo stesso spazio) lo stesso tempo della/o speaker, con la possibilità di dialogarci, crea un legame più forte. Clubhouse, lo dice anche il nome, è un club esclusivo, perché rivolto a nicchie di appassionati di un determinato ambito, ma è allo stesso tempo una “casa”, un ambiente accogliente e informale, aperto a chiunque, dove poter condividere con altre persone i propri interessi e pensieri.

I contenuti audio e l’Aural Attention Economy

Il lancio di Clubhouse conferma la tendenza, sempre più evidente, della centralità della voce e dell’affermazione dei contenuti audio, che stanno conquistando un numero crescente di utenti. A partire dall’esplosione dei podcast in Italia (con un aumento del +16% tra 2018 e 2019) fino a quella della Voice Technology, con gli smart speaker utilizzati dal 53% per accedere a contenuti, come canali podcast, notizie, informazioni (Fonti: Ansa.it e Wired). Secondo i dati dell’Aie (Associazione italiana editori), inoltre, il 40% degli utenti italiani è abbonato a una piattaforma di contenuti audio, come quelle per gli audiolibri.

La voce sta trasformando le abitudini degli utenti, che prediligono una fruizione tramite l’ascolto, crea empatia e veicola con molta più forza un messaggio. In Voice Branding lo sappiamo bene e per questo studiamo e progettiamo interfacce conversazionali per i brand che vogliono trovare la propria voce e instaurare un dialogo con i propri clienti grazie alla Voice Technology.

Abbiamo anche lanciato il podcast “Voice Technology”, tenuto da Alessio Pomaro, dove puoi ascoltare tutte le ultime novità a tema Voice, chiedendo semplicemente al tuo smartspeaker: “Alexa, apri Voice Technology Podcast” o “Hey Google, parla con Voice Technology podcast”.

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