Privacy e assistenti vocali, come funziona?

google home in casa

L’uso degli assistenti vocali è sempre più diffuso, specialmente negli Stati Uniti, e anche il mercato italiano è in crescita. Ma con l’aumento del loro utilizzo crescono anche le preoccupazioni legate alla privacy degli utenti, delle loro informazioni e dei loro dati.

Secondo un report del 2019 di Microsoft, il 52% dei consumatori statunitensi preferisce non interagire con un assistente digitale perché teme che i suoi dati non siano al sicuro.

Il 41% non utilizza un voice assistant perché ha paura di essere “ascoltato” anche quando non interpella direttamente il dispositivo.

opinioni utenti degli assistenti digitali

Cosa pensano le persone degli assistenti digitali? Ecco alcune risposte date dagli utenti: il 52% degli intervistati pensa che le informazioni personali e i dati non siano al sicuro; il 24% non sa come vengono utilizzate le informazioni personali

I dubbi espressi dai consumatori convivono con un’altra tendenza, che sotto un certo punto di vista è opposta: l’80% delle persone che ha fatto una qualsiasi richiesta ad un assistente digitale è rimasto soddisfatto della risposta.

E il 41% si aspetta che i brand abbiano un assistant custom (voice assistant, chatbot o avatar 3D) da mettere a loro disposizione.

Se da un lato le persone sono preoccupate per la loro privacy, dall’altro sono contente del servizio e vorrebbero poter interagire con i brand attraverso un assistant.

Diversi settori, uno su tutti quello dell’automotive, stanno investendo per l’integrazione di assistenti custom sui loro prodotti. Ne abbiamo parlato sul blog nell’articolo Come saranno le auto del futuro?

soddisfazione uso assistenti digitali

Le persone sono soddisfatte dell’utilizzo degli assistenti digitali? Ecco le risposte date dagli utenti: l’80% è soddisfatto e solo il 6% non è soddisfatto.

Sempre dal report di Microsoft emerge come il 72% delle persone utilizza i personal assistant su smartphone o smartwatch (ad esempio Siri, Google Assistant, Alexa, Cortana) su base giornaliera per fare ricerche vocali il 52% si rivolge ad assistenti terzi, di brand e istituzioni, attivati tramite skills o actions da smart speaker posizionati in casa.

Il tema dell’utilizzo di dati provenienti dalle interazioni con gli assistenti virtuali diventa centrale, considerata la rapida adozione da parte delle persone di questa tecnologia. Senza sottovalutare l’uso degli assistenti nei contesti domestici e lavorativi, dove è ancora più semplice captare informazioni sensibili, ad esempio una password o uno stralcio di conversazione privato.

Quali sono quindi i rischi per la privacy?

I rischi per la privacy legati agli assistenti digitali

smartwatch

Tutte le informazioni sulle nostre preferenze e gli accessi, ad esempio alla carta di credito, al calendario e ai nostri account, vengono memorizzati dall’assistente.

Non solo: il voice assistant registra le nostre parole e, se il dispositivo è dotato di telecamera, come ad esempio il nuovo Echo Show 15 di Amazon, può anche filmare delle immagini.

In alcuni casi, a discrezione del regolamento del brand produttore, può utilizzare i dati per

  • Migliorare le sue performance tramite il machine learning, ovvero il processo di apprendimento automatico dell’algoritmo sulla base di determinate informazioni.
  • Inviarli alla casa madre per ottimizzare la progettazione dei flussi vocali e perfezionare la targettizzazione degli utenti.
  • Cederli a terzi per scopi di marketing.

Come suggerisce il Garante per la Protezione dei Dati Personali italiano, in linea con le indicazioni dell’EDPB (European Data Protection Board), per misurare i rischi concreti per la privacy è importante capire nel dettaglio quali dati possono essere trattati, a quali scopi, per quanto tempo e da chi.

Per farlo possiamo leggere termini e condizioni in rete, ad esempio per l’utilizzo di Google Assistant e di Alexa.

Un’altra misura che possiamo mettere in atto è settare il nostro account abilitando solo alcune delle funzionalità dell’assistente, oppure permettendogli di attivarle solo dopo l’inserimento di una password.

L’EDPB ha stilato delle Linee Guida, in vigore dal 9 marzo 2021, che analizzano e regolano l’utilizzo dei voice assistant, specificando il loro funzionamento, i diritti degli utenti e tutto quello che c’è da sapere su come proteggere i propri dati personali.

Vediamo insieme quali sono i consigli, derivati dalle Linee Guida dell’EDPB, che ci dà il GPDP (Garante per la Protezione dei Dati Personali).

Assistenti vocali e privacy, come tutelarsi?

assistenti vocali e tutela privacy

Ecco alcuni suggerimenti utili del GPDP che si possono attuare facilmente e rapidamente.

  • Utilizza pseudonimi per il tuo account, soprattutto se l’utilizzo dello smart assistant è condiviso con minori in casa.
  • Valuta quando e se consentire l’accesso da parte dell’assistente virtuale ai dati memorizzati sul dispositivo sul quale è installato, ad esempio nel caso di uno smartphone la galleria delle immagini, i contatti in rubrica, il calendario e così via.
  • Disattiva l’assistente digitale quando non è in uso. È importante ricordare che quando non lo utilizziamo, l’assistente è in uno stato di passive listening, in attesa di essere attivato con la wake word. In alcuni casi capita che l’assistente si attivi perché capta un suono simile alla parola di risveglio e si mette in ascolto senza il consenso dell’utente.
  • Scegli password difficili da indovinare per l’account e anche per il Wi-Fi ed evita se possibile di connetterti a reti esterne non protette per utilizzare l’assistente digitale.
  • Cancella ogni tanto la cronologia delle informazioni registrate, dall’app dell’assistente o dal sito web.

Questi sono solo alcune delle misure suggerite che possiamo adottare in ogni momento, per un utilizzo più consapevole degli assistenti virtuali.

Ti interessa approfondire il tema?

Scarica il PDF del GPDP con tutti i consigli per proteggere la tua privacy